In pochi si sono avventurati nell’esperienza di sfidare l’Associazione Avvocatura Degli Infermieri, ma qualcuno ci ha voluto provare e si è scottato le dita.
La storia è ordinaria perché capita spesso di incontrare infermieri che rimangono delusi dall’Associazione Avvocatura Degli Infermieri; pretendono l’impossibile, ma non possiamo accontentarli, come quella collega che senza titolo voleva fare la coordinatrice perché si ritiene brava, ma pochi si permettono di reagire come ha fatto Fabio (nasconderemo il cognome anche se la sentenza è pubblica perché noi non siamo come lui).
Il caro Fabio si iscrive all’Associazione il 25 marzo 2017 e chiede all’AADI, immediatamente, di scrivere al precedente datore di lavoro (una società sanitaria) perché ottemperi al pagamento di alcune fatture infermieristiche.
La società, però, replica dimostrando, indefettibilmente, che Fabio aveva torto e che, avendo risolto il contratto senza preavviso, l’importo delle fatture copriva a malapena il danno da omesso preavviso.
Scontento, Fabio, chiede che gli venga rimborsata l’iscrizione all’Associazione Avvocatura Degli Infermieri, cosa naturalmente rifiutata perché la quota di iscrizione (in questo caso annuale) non si paga all’Associazione o al Sindacato solo se l’iscritto trova soddisfazione nelle sue pretese.
Se fossi così, allora, considerato il vergognoso C.C.N.L. Sanità stipulato dai sindacati, dovremmo pretendere il rimborso di tutte le quote sindacali versati negli ultimi 50 anni!
Perciò cosa fa Fabio?
Si sfoga contro l’Associazione su un gruppo infermieristico Facebook e scrive:
“Ho scoperto che Di Fresco non è un avvocato, che il diritto infermieristico non esiste e che in realtà si tratta di una setta”;
“pretendono pagamenti esosi per chissà quali lavori”;
“si intascano i soldi”;
“Di Fresco procaccia il lavoro per conto di terzi”;
“è paragonabile al chirurgo bravissimo che non si è mai laureato in medicina”;
“Non iscrivetevi all’AADI, si fregano i tuoi soldi e cercano di estorcerti danaro”;
“L’AADI è nato per fregare i soldi ai poveri fessi come me che hanno abboccato”.
A questi complimenti, il 17 giugno 2017 con prot. US/72, ha fatto seguito la delibera di espulsione e diffida del socio e la querela presentata direttamente dal Di Fresco contro Fabio, diretta alla Procura della Repubblica di Milano e notificata tramite PEC maurodifresco@ordineavvocatiroma.org.
Il 21 giugno 2019, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, convalidata la querela e ritenuto sussistente il fumus criminis, citava a giudizio diretto il caro Fabio, contestandogli i reati di cui agli artt. 612 e 595, co. 3 C.P., “per l’intento di distruggere la reputazione del Di Fresco e dell’Associazione con post gravemente offensivi e diffamatori circa l’operato della predetta, ed in particolare: Il DI FRESCO non è laureato in giurisprudenza, … non può patrocinare le cause … fa il procacciatore di lavoro …, riportando così affermazioni false e lesive dell’onore dell’Associazione Avvocatura Degli Infermieri, soggetto giuridico offeso dal reato, con l0’aggravente del mezzo diffusivo della stampa” – Il Procuratore della Repubblica, Gaetano Ruta.
L’Associazione Avvocatura Degli Infermieri conferiva la propria difesa all’Avvocato penalista più in auge nel diritto sanitario ed, in particolare, infermieristico del momento, ovvero al Prof. Luca Ripoli che, già alla prima udienza, nonostante diffuse perplessità del giudicante, esordiva dimostrando la titolarità dell’Associazione a costituirsi parte civile (principio poi accolto).
Dopo un approfondito processo ed escussi i testi di Fabio e dell’Associazione, con ardore e magistralmente, l’Avv. Ripoli esponeva l’accusa, per la parte civile, contro Fabio e dimostrava, con giurisprudenza alla mano, articolando deduzioni e argomentazioni giuridiche conferenti, il danno subito dall’Associazione e la futilità dell’agire criminoso.
Stamattina, il giudice monocratico del Tribunale penale di Milano, accogliendo la querela presentata dal Di Fresco e la requisitoria del P.M. e del Prof. Ripoli, ha condannato Fabio per i reati ascritti e per quanto segue:
euro 600,00 di multa quale sanzione pecuniaria di delitto;
euro 5.000,00 quale risarcimento per danno morale associativo;
euro 2.500,00 oltre C.A., IVA e spese generali per spese legali a favore dell’AADI.
Il Tribunale ha, quindi, ripristinato l’onore e la reputazione immacolata dell’Associazione e del Suo Presidente, certificandone la credibilità e la competenza e, nonostante le centinaia di documenti prodotti dai testi di Fabio, dimostratesi strumentali e fallaci come una banconota da 99 centesimi, ha decretato la correttezza professionali di chi svolge con dedizione e volontarismo, quanto utile all’Associazione per il bene degli infermieri.
Abbiamo in corso altri processi contro colleghi, O.S.S. e presidenti OPI che hanno diffamato l’Associazione Avvocatura Degli Infermieri e Di Fresco e li porteremo avanti fino in fondo, senza colpo ferire; intanto abbiamo chiuso questo!
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