Direttore ASL chiede al medico copia del certificato di malattia dell’infermiere
- AADI

- 21 ago
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Direttore ASL chiama medico di famiglia dell’infermiere malato: "Voglio copia del certificato di malattia ma non dica nulla al paziente"
Il direttore di un P.O. di una A.S.L. pugliese ha chiamato il medico di famiglia dell’infermiere malato.
— Pronto, salve vorrei parlare con il dott. …
— Sono io, chi è?
— Sono il direttore dell’infermiere … e vorrei sapere perché si è ammalato. Stamattina ha chiamato il reparto per comunicare la malattia e voglio sapere bene il motivo e la prognosi. Mi raccomando però non diciamolo a nessuno … tra colleghi …

Il medico di famiglia, correttamente, si è rifiutato ed ha informato l’infermiere iscritto A.A.D.I. che, immediatamente, si è rivolto al nostro Ufficio Legale che, accertati i fatti così come qui descritti, sta procedendo opportunamente.
Oltre a violare specificamente lo Statuto dei lavoratori, si ribadisce che il datore deve astenersi da qualsiasi condotta finalizzata ad acquisire dati sensibili, come quello della salute, senza espressa autorizzazione dell’interessato. Può farlo solo per ragioni di salute pubblica o per consentire il funzionamento delle finalità assistenziali previste dalla legge (non da circolari), ma su esplicita autorizzazione del Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP) e solo dopo aver informato i destinatari, che si possono comunque opporre. Sull’opposizione decide il GPDP e, se si impugna, il Tribunale fino in Cassazione.
Ma carpire dati sensibili, oltre a costituire reato, è vietato dagli artt. 1175 e 1375 C.C. e ciò produce danni risarcibili alla sfera “morale” del dipendente che il datore ha l’obbligo di proteggere ai sensi dell’art. 2087 C.C.
Per esempio, è stato condannato il dirigente che si è intromesso nelle email aziendali del dipendente per accertarsi che non fossero personali, ma inerenti il lavoro. Questi sistemi elettronici non possono essere utilizzati per finalità diverse da quelle per cui sono stati assegnati e, quindi, non possono essere usati per spiare il dipendente.
Recentemente è stato condannato il dirigente che usava un’app per geolocalizzare il cellulare di servizio del dipendente in lavoro agile e verificare che stesse veramente a casa. Il cellulare di servizio era stato consegnato per rispondere alle chiamate degli utenti e non per spiare il lavoratore; si spera che la multa di 50mila euro (Provv. Garante 13.03.2025 n. 135) abbia tolto il vizio al datore di lavoro guardone!



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