Sembrerebbe una fake, ma è tutto vero.
L’Ufficio legale dell’AADI si sta occupando di ricorrere al Tribunale di Roma contro le sanzioni disciplinari del richiamo scritto comminate a quattro infermiere di un Gruppo societario che gestisce tante case di cura.
La contestazione disciplinare è stata irrogata perché le infermiere non hanno consegnato ai pazienti il vitto.
Premesso che l’ausiliario si è rifiutato di farlo e che non vi sono né O.T.A. né O.S.S. in reparto, secondo la direzione sanitaria: “la somministrazione del pasto al paziente è a tutti gli effetti da considerarsi somministrazione di terapia”.
Pertanto, insiste l’amministratore della Casa di cura, le infermiere si sono macchiate del reato di “omissione di terapia”.
Se il pasto è assimilabile alla terapia, ci chiediamo, per quale motivo non è stata prescritta in cartella clinica dal medico?
Non è la prima volta che capitano queste cose; diversi anni fa un medico prescrisse nella cartella clinica di un paziente, la somministrazione di un bicchiere di vino rosso.
È assurdo come l’assenza di un mansionario sia usato come alibi dai datori di lavoro per sfruttare gli infermieri.
Intanto l’AADI è impegnata in numerose cause di demansionamento a dimostrazione della gravità del problema che coinvolge la sola categoria infermieristica e come avevamo profetizzato vent’anni fa, la laurea non avrebbe eliminato il pregiudizio sugli infermieri.
Attendiamo la sentenza.
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