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CASO FORMALINA: AL VIA IL PROCESSO PENALE CONTRO IL DIRIGENTE INFERMIERISTICO

Il processo si terrà il 22 marzo 2018 presso il Tribunale Penale di Roma

Vi ricordate il caso della formalina?

L’A.A.D.I. vigila seriamente sulla salute dei lavoratori e grazie alla denuncia presentata direttamente dal presidente dell’A.A.D.I. per l’uso indiscriminato e non protetto della formalina presso la sala operatoria del Policlinico Umberto I di Roma, migliaia di infermieri in tutta Italia oggi possono pretendere maggior protezione;  grazie all’intuizione dell’A.A.D.I., in molte realtà la formalina è stata bandita.

Di Fresco si trovò ad usare la formalina perché assegnato temporaneamente presso la sala operatoria dell’Azienda Ospedaliera Policlinico Umberto I e quando chiese ai colleghi perché usassero la formalina senza alcuna protezione, si sentì rispondere che per trent’anni si era sempre fatto così.

La collega che più volte accusò Di Fresco di esagerare, perché, a suo dire, lavorava da trent’anni in quel servizio e non era mai successo nulla, è appena rientrata da una lunga malattia perché operata di cancro al polmone destro ed ora vuole convenire l’azienda per il ristoro dei danni subiti.

L’ignoranza sancirà la fine degli infermieri, ha più volte sostenuto Di Fresco, ed ora i fatti danno ragione all’A.A.D.I. che prontamente scrisse delle diffide al Ministero della Salute e al servizio ispettivo del Ministero del Lavoro.

Le resistenze sono state molteplici: dapprima una sorta di mobbing che portò Di Fresco ad essere allontanato dalla sala operatoria; le ispezioni della Medicina preventiva dello stesso nosocomio dirette a minimizzare e, nel bel mezzo del corridoio della clinica, a deridere Di Fresco davanti tutti i colleghi.

Il medico competente che oggi è rinviato a giudizio, disse: “La formalina me la potrei anche bere”.

Adesso invece sarà il tribunale a bersi lui!

La denuncia è stata presentata dall’A.A.D.I. e non da Di Fresco, che rimane quindi esclusivamente parte offesa del reato; il lavoro è stato esemplare e altamente professionale, perché sono state effettuate ricognizioni scientifiche internazionali, atteggiamento che da tempo distingue l’A.A.D.I.

L’A.A.D.I. ha pertanto presentato due denunce:

– la prima di oltre 1000 pagine, a dimostrazione dell’elevata oncotossicità della formaldeide e dell’inadeguatezza dei sistemi di prevenzione in uso al Policlinico di Roma;

– la seconda, integrativa, ha dimostrato l’inutilità del sistema di prevenzione adottato dal servizio di protezione e prevenzione del nosocomio per evitare dispersioni gassose della formaldeide.

La denuncia rimarcava l’incompetenza del medico preposto, il quale asserì che la formaldeide non vaporizzava, nonostante la letteratura scientifica lo definisse un COV d’eccellenza (Composto Organico Volatile).

Il medico coordinatore del servizio di protezione ignorava che, per “volatile”, non si intende un uccello, bensì una sostanza gassosa, capace di diffondersi nell’aria.

Il dado è tratto!

Ora al processo verranno precisate le relative responsabilità anche se, come spesso accade, sono gli stessi infermieri e ausiliari lesi dalla formaldeide e a rischio di cancro a chiedere all’AADI, con insistenza, di ritirare tutto.

Viva l’ignoranza! 


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