Anche lAADI sta con Pisa ..Non siamo contro o a favore di nessuno a prescindere, siamo però attenti osservatori delle dinamiche infermieristiche ed è solo su questo presupposto che diamo il nostro contributo o la nostra bocciatura.
Gentile Direttore
Non ci interessano le lotte ideologiche o le prese di posizione oltranziste di alcuni rispetto ad altri, siamo equidistanti da tutti coloro che si nascondono dietro manifesti o bandiere di circostanza, la nostra cultura del diritto ci impedisce di parteggiare per pseudo-leader o condottieri dellultima ora, siamo altrettanto attenti a non appoggiare soggetti che potrebbero trarre profitto a loro vantaggio dalle nostre lotte, soprattutto quando queste hanno portano un serio e fattuale contributo alla professione.
Ma la circostanza dellart. 49 del codice deontologico infermieristico (CDI) è un battaglia di civiltà oltre che di professionalità, qui non si sta discutendo di smacchiare i giaguari, ma si stanno gettando le basi del cambiamento della professione, siamo perfettamente in linea con quello che il Presidente IPASVI di Pisa ha espresso nei suoi scritti, ossia, che larticolo 49 CDI è una spada di Damocle sulla schiena di tanti professionisti infermieri. E in effetti un serio limite allemancipazione professionale ed un ricatto costante allo sviluppo e alla progressione professionale.
Chi allepoca lo ha partorito e rielaborato successivamente nel 2009, non era di certo uno sprovveduto ma era un mente sopraffina, un attento osservatore delle dinamiche socio-politiche dellepoca che strizzava un occhio alla politica e che desiderava in fondo solo mantenere legemonia sulla governance della professione per i successivi decenni, sfruttando lignoranza della categoria e la sua naturale predisposizione al volontariato. Chi ancora oggi propina la validità e lattualità del codice in generale ed in particolare dellart. 49 è fuori dal tempo, è un anacronistico dinosauro in via destinzione che non ha ancora compreso che nulla cazzecca la contemporaneità dellart. 49 con la professionalità, la competenza, levidence base nursing, le competenze avanzate, gli ambulatori infermieristici, la dirigenza, le UOC infermieristiche, i direttori infermieri, la ricerca infermieristica e i dottorati di ricerca. E una realtà che non solo non è più attuale, ma non lo è mai stata, perché tra le competenze professionali dellinfermiere non cè mai stata quella di base, cioè quella degli aspetti igienico-domestico-alberghieri, è un retaggio culturale antidiluviano, anacronistico e apodittico, la sua naturale corrispondenza infatti è nelle figure di supporto siano esse OTA o OSS ma non certo dellinfermiere.
Ma nulla nasce spontaneo o per caso, infatti mentre migliaia di infermieri venivano e vengono tuttora sfruttati, demansionati, umiliati, oltraggiati e resi inebetiti dalle continue attività di propaganda pro-paziente, altri invece, spiccavano il volo volteggiando in sfavillanti carriere dirigenziali, didattiche, politiche, aziendali auto-proclamandosi nuova classe dirigente infermieristica e dettando le regole del gioco, in un sistema che è stato creato ad hoc per sembrare reale ma che reale non è. Costoro, oggi, sono stati smentiti dallinesorabile progredire del tempo, della tecnologia, della didattica, della giurisprudenza, la professione si sta avviando verso un percorso che per forza di cose non può che avanzare inesorabilmente verso unautonomia reale e una professionalità sempre più indipendente che si svincola sempre di più dai preconcetti e gli stereotipi culturali che fino ad oggi lhanno contraddistinta.
Ed è proprio in questo contesto che giustamente si inseriscono le prese di posizione come quelle del Nursind, di Ivan Cavicchi e del Presidente IPASVI Pisa Emiliano Carlotti e di tantissimi colleghi, i quali, cominciano a comprendere anche se un po in ritardo, anzi, parecchio in ritardo (il Prof. Mauro Di Fresco lo diceva già 20 anni fà), che lemancipazione vera e reale della professione non si avrà mai fino a quando non spezzeremo il legame con il passato, quel vincolo culturale che è insito prima di tutto nella mentalità di alcuni appartenenti al Collegio, una cultura che fonda le sue basi su presupposti errati, su principi contrastanti o forse, su convinzioni di comodo. E lo si dimostra facilmente vedendo la reazione scomposta della Presidente Mangiacavalli contro il rifiuto del Presidente IPASVI Pisa di ottemperare al CDI, una reazione sconsiderata visti i tempi, ma soprattutto viste le numerose sentenze in fatto di demansionamento che sempre di più dimostrano che le attività che oggi vengono chieste agli infermieri non sono congrue e appartenenti al suo profilo.
E lo sa bene la Presidente della FNC, la storia e la giurisprudenza vanno verso una strada ben diversa da quella percorsa sino ad ora, eppure si è comunque scelta la via della contrapposizione contro un collegio provinciale che secondo la FNC ha commesso il reato di lesa maestà disubbidendo alle regole e ai diktat federativi, piuttosto che il dialogo o il confronto si è preferito lo scontro. Un atteggiamento che a nostro avviso non pagherà e che anzi, forse, farà scontare duramente la scelta del muro a muro.
Se poi aggiungiamo le ultime novità in tema di giurisprudenza, beh allora possiamo certamente affermare che è stato un annus orribilis per la Presidente Mangiacavalli, i cambiamenti se non colti per tempo portano facilmente a disfatta coloro i quali, si arroccano sulle proprie posizioni tentando di rimanere in equilibrio precario pur di non affrontarli. Per altro, la recente assoluzione dei i 73 colleghi di Modena dai reati loro ascritti per esercizio abusivo della professione di cui allart. 348 C.P., la dice lunga su come le cose possono cambiare da un momento allaltro, è sempre bene valutare prima di agire, un azzardo su convinzioni errate può provocare un terremoto. Le egemonie, tutte, per non parlare dei poteri assolutistici simil-monarchici, prima o poi sono destinati a dissolversi, ce lo insegna la storia.
Del resto basterebbe veramente poco per adeguarci alla realtà europea, non serve neanche spremersi le meningi o tentare di inventare chissà che cosa, basterebbe copiare, copiare da realtà ben più evolute delle nostre dove la professione infermieristica è ben considerata e stimata e dove realmente linfermiere è avvezzo alle competenze avanzate, non sulla carta, ma nella realtà lavorativa di tutti i giorni. A nulla vale per altro fare come molti servi sciocchi del collegio che propagandano altri codici deontologici per giunta neanche tradotti, nel vano tentativo di far capire che non siamo solo noi che compensiamo le carenze ma tutta lEuropa, un bufala bella e buona, basta leggerlo per capire che nulla di quello che cè scritto fa pensare ad un abominio come quello dellart. 49, che è una realtà solo ed esclusivamente Italiana, fatta per gli Italiani e che solo gli Italiani sono in grado di sopportare. Essere demansionati o meglio, deontologicamente demansionati è un vero privilegio che è riservato veramente a pochi e del quale, dovremmo anche essere grati, una follia senza precedenti, schiavi per legge, ossequiosi per nascita.
E non mi si venga a dire che lappello sui ROT perso dal collega del San Camillo di Roma sia una valida dimostrazione che lart. 49 ha la sua valenza giuridica e trova consensi anche fra i giudici, perché tale affermazione sarebbe un artificio giuridico ed un falso palese, il ricorso è stato purtroppo redatto male, non si sono provati i presupposti giuridici idonei a dimostrare che il demansionamento si basava sulla reiterata e costante violazione delle norme di riferimento la professione infermieristica, ma ci si è basati solo sulla circostanza del contestare la circolare della direzione sanitaria che obbligava linfermiere, in caso di mancanza degli OTA-OSS alla chiusura dei ROT, su tali presupposti, era facile preventivare la soccombenza del ricorrente. In un precedente ricorso del Prof. Di Fresco fatto anni prima e sulle medesime circostanze, cera stato un pieno accoglimento delle tesi poste a fondamento del ricorso stesso, con la conseguente condanna del datore di lavoro.
Quindi confermiamo la nostra convinta adesione, ribadiamo che siamo assolutamente favorevoli allabolizione dellart. 49 del CDI e vicini alla battaglia che sta portando avanti il Presidente IPASVI di Pisa, poiché riteniamo larticolo incriminato non solo ridicolo ma fuori contesto e per altro irrilevante ai fini delle norme che ineriscono la professione. A coloro i quali hanno un senso spiccato per i temi etici e che quindi si sentono particolarmente coinvolti ed obbligati nei confronti del medesimo articolo, diciamo, se avete questo spirito volontaristico e magnanimo continuate a farlo ma al di fuori dellorario di servizio e soprattutto a titolo gratuito, se mostrate veramente il bisogno di sentirvi utili per il prossimo come molti di noi già fanno, fatelo, non smettete, ma non offendete la professione e la dignità di migliaia di altri vostri colleghi prostrandovi e dequalificandovi.
Solo così mostrerete veramente la vostra predisposizione utilitaristica ai fini della professione.
Il Vice Presidente AADI
Carlo Pisaniello
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