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Infermiera vince in tribunale contro il medico per falso - La ASL espelle l’infermiera dalla città

Aggiornamento: 2 dic 2023

Infermiera vince in tribunale contro il medico competente per falso (ha cancellato tutte le malattie invalidanti e la legge 104), ma la ASL di Barletta espelle l’infermiera dalla città invece di licenziare il medico


L’A.A.D.I. fa annullare il giudizio del medico competente, ritenuto nella A.S.L. come se fosse Dio in terra, ma la A.S.L. per ritorsione espelle dalla città l’infermiera affetta da handicap!

Non vogliamo handicappati nella nostra città!


È successo veramente, ma quando il delirio di onnipotenza prevale, può succedere qualsiasi cosa anche che il medico competente, per ragioni che verranno accertate dalla Procura della Repubblica (ma che l’A.A.D.I. conosce molto bene), cancelli le malattie invalidanti di un’infermiera scomoda e finanche il suo stato di handicap, con tanto di legge n. 104/92, pur di eliminarla perché stava avendo successo.


Facciamo un passo indietro.

L’infermiera è affetta da serie patologie per le quali le sono state riconosciute sia l’invalidità civile che la legge 104 e, dai giudizi precedenti riportati nella cartella sanitaria della medicina del lavoro, aveva patologie ingravescenti e accertate per le quali le è stata vietata l’attività assistenziale ed era stata assegnata al distretto sociosanitario n. 4 con mansioni amministrative.

Nel Distretto, l’infermiera segretaria attivista dell’A.A.D.I., mentre svolgeva egregiamente il proprio lavoro, tanto da accattivarsi anche affetti e complimenti di alcuni pazienti, colleghi e medici, ha anche iniziato a contestare diverse illegalità tra le quali, molte, sono state anche accolte e ottemperate dalla A.S.L., ma le pretese dell’Associazione Avvocatura Degli Infermieri non sono passate inosservate al direttore del distretto (che, guarda caso è anche dirigente CGIL).

Il direttore coglie l’occasione di liberarsi definitivamente dell’infermiera quando la stessa deve sottoporsi alla visita del medico competente che, senza motivo apparente, le cancella tutte le patologie invalidanti, lo stato di handicap e la spedisce in reparto in turni H24.


Detto, fatto!

Prima di andare in reparto, l’infermiera si reca nuovamente dal medico competente per pregarlo di rivedere il giudizio esibendo, di nuovo, le certificazioni, ma lui imperterrito le urla: fai ricorso!

Nel frattempo, però, l’infermiera si reca in reparto, dove non poteva lavorare a causa delle sue patologie e viene successivamente ricoverata al pronto soccorso proprio per una incompatibilità riportata nella cartella della medicina del lavoro, ma cancellata dal medico.

La A.S.L. ha inoltre affermato che il DVR (Documento Valutazione Rischi) non prevede nel reparto di medicina alcun rischio chimico per cui il medico competente e l’azienda non hanno alcuna responsabilità.

Nelle note scritte, redatte con la partecipazione dell’Ufficio Legale dell’A.A.D.I., si è invece dimostrato che nel DVR vi sono riportate seri rischi chimici e non solo: i rischi erano superiori del 250% rispetto al distretto.

Naturalmente l’infermiera fa la causa e vince con una decisione storica.


Cosa ha fatto la A.S.L. dopo aver perso la causa?

Ha cacciato via l’infermiera dalla città di Barletta dove fruisce i permessi legge 104 per assegnarla a 14 Km di distanza e tutto questo in violazione dell’art. 33, co. 5 e 6 della L. n. 104/1992 che lo vieta espressamente.

Naturalmente se la A.S.L. BT non risponderà entro domani, l’A.A.D.I. presenterà un altro ricorso.

Poi vediamo cosa ne penserà la Corte dei Conti di tutte queste spese legali buttate al vento.

È naturale che il SSN ha problemi di debito: le aziende sanitarie sprecano così i soldi pubblici.

Noi non molliamo, arriveremo in Cassazione!

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